Ma non siamo stanchi delle chiacchiere? Di questo continuo reiterato annuncio di una Gorizia migliore che non trova alcun fondamento nella realtà? Possibile che questa giunta continui a sparare fanfaluche ad alzo zero per poi vedere i Giardini Pubblici recintati da mesi come un lager brulicante di pantegane invece che di operai? Possibile sopportare questo su e giù sul megaparcheggio di via Boccaccio in cui oltre 13 milioni sono diventati poco più di 7, spalmati un po’ qui e un po’ là con l’unica certezza che non saranno ultimati per il 2025? Che il Central Park, con il Corno che abbiamo visto miracolosamente trasformato in un azzurro ruscellone sullo sfondo di ridenti baite tirolesi, non va avanti di un passo? Dobbiamo tollerare la ciofeca dell’Isonzo Beach, illusione di una spiaggia attrezzata tipo Grado, ma non balneabile oltre che pericolante? Che ci spaccino come buona la demolizione del vecchio ospedale per un “campus” scolastico che svuoterà ulteriormente le strade di Gorizia? È giusto tollerare che il progetto principe del 2025, il simbolo stesso della capitale della Cultura, quella specie di lenzuolata funebre uscito dal concorso (internazionale, eh!) del costo di 7 milioni di euro sia diventata qualche aiuola fiorita e una bitumazione di strade? . È giusto che i per disperati che arrivano dalla un tempo famosa “Porta di Gorizia” non si riesca a trovare un tetto immediato, ad esempio nell’abbandonato e inutile – per ora – Quartiere Fieristico (ma dov’è finita Udine-Gorizia Fiere?) ”. Domande senza risposta che sia accompagnano a mille altre, tra cui scegliamo il celebre Bando dei Borghi, regalo regionale di oltre venti milioni che, per l’assoluta mancanza di idee giuntali è stato spezzettato in 70 progettini e ideuzze di associazioni e ditte varie, un indistinto puzzle cui l’Erpac ha pensato bene di dare dignità inglesizzandolo e dividendolo in cinque “panel”, per ora senza risultati visibili. Panel, beach, Central park, i vari megapark, il boulevard: è il Luna park goriziano, il Paese dei Balocchi con il sindaco Mangiafuoco che chiude il Castello per tre anni e lo riapre tra proiezioni che nascondono antichi dipinti, Re Sciabolette e Cecchi Beppi parlanti con app dozzinali, tanto per far capire al turista che sono in una città che non riesce neppure a rispettare il suo passato. Neppure nelle mostre: leggi all’interno il pezzo sulla mostra degli anni ’50 oppure la riflessione di Novak sulle “lunette”, senza perdere l’intervista “identitaria” con Lucio Fabi.
Il direttore